martedì 30 dicembre 2008

Testimonianza dell'efficacia della comicoterapia

Questa è la storia di Ivan...Occhi molto espressivi, di un color nocciola intenso, che osservano con curiosità tipica di chi è un bambino. Ivan, però, è un bambino speciale, perché alla sua età, dodici anni, conosce a fondo il dolore di una malattia che da settembre lo ha colpito impietosamente come tanti altri piccoli pazienti dell'ospedale Meyer di Firenze nel quale è ricoverato.
Ivan, che viene da Palermo, è ricoverato nel reparto di oncoematologia.Il suo volto, punteggiato da una spruzzata di lentiggini, si accende subito di un sorriso luminoso appena comincia a raccontare la sua esperienza con clown-dottori.
"Li ho conosciuti pochi giorni dopo essere arrivato qui in ospedale. Sono entrati nella mia stanza dopo aver bussato piano e si sono presentati in gruppo. Da subito ho provato una forte simpatia per loro, mi hanno fatto ridere molto. Anche gli altri bambini si sono divertiti uin sacco".
Da quel giorno i clown sono diventati figure familiari per Ivan, che apprezza in modo particolare la loro abilità nei giochi di prestigio."Uno mi ha insegnato un trucco di magia molto divertente, che consiste nel mettere delle monetine dentro un sacchetto per poi farlo sparire davanti agli occhi increduli di chi ti guarda. Però non posso svelare il segreto, l'ho promesso al clown-dottore".
Le immagini di un cartone animato si inseguono frenetiche sulla tv vicina al letto su cui è disteso Ivan; ai suoi piedi una flebo distilla il liquido di cui è ricolma."Mi piace vedere in azione i clown con le loro scenette. Sono proprio buffi, cantano e suonano pure. Mi ricordano Robin Williams nel film Patch Adams, per lui la miglior cura è far ridere i bambini".
Ivan frequenta la seconda media, la sua passione è disegnare e va matto per i Simpson. E' un bambino forte, a confermarlo è la mamma che ha parole di riconoscenza per i clown in corsia.

"Stimolano i bambini - dice - migliorano il loro umore e ciò sicuramente ha un effetto terapeutico. Un medico me lo ha confermato, a questo tipo di malattie si reagisce psicologicamente prima ancora che fisicamente. E anche noi genitori abbiamo modo di allentare un po' la tensione".

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