venerdì 19 novembre 2010

Essere Educatore

Ciao a tutti...
come avrete notato è da molto che non aggiorno più il mio blog e mi dispiace...
Sono giunta al terzo anno universitario e questo blog è stato un utile mezzo che ho conosciuto grazie al corso di Informatica il primo anno... Ho parlato a lungo nei post precedenti del mondo dei Non Udenti e del lilnguaggio LIS e in questi mesi sto cercando una strurrura che accolga queste persone per fare il rtirocinio ma si sta rilevando una dura avventura...
Mi sono quindi chiesta...E' così poco conosciuta questa realtà?? O forse sono "penalizzata" perchè vivo in un piccolo paesino e non in una grande città??
Spero di aver modo di potermi confrontare nel mio futuro lavoro con persone Non Udenti perchè sarebbe una sfida che vorrei provare... ...

mercoledì 14 ottobre 2009

Comunicazione: la Parola

...Ciao a tutti! Mi sono resa conto di aver abbandonato per un pò il blog e non aver aggiornato regolarmente come desideravo...Mi dispiace molto...

In queste ultime settimane ho iniziato dei nuovi corsi all'università molto belli sulla COMUNICAZIONE e mi è tornato in mente il mio blog.

Domenica ho addirittura seguito un convegno a Milano sulle "Parole che educano" e mi sono chiesta come mai a questa iniziativa non erano presente persone che non possono comunicare per mezzo della parola...Perchè mi chiedo: cos'è la PAROLA?

...In questo blog ho fatto spesso riferimento ai segni, alla gestualità, non possono essere considerati anch'essi parole??

...Il gesto non è come la parola scritta o orale un mezzo per comunicare??...

Nei prossimi post mi piacerebbe discutere di questo...della parola e del vero significato della comunicazione...

mercoledì 28 gennaio 2009

Meravigliose iniziative (II parte)

...Ecco a voi anche una seconda iniziativa molto bella:
Tutti i sensi del racconto
Da Gennaio a Marzo di quest'anno nel nostro Paese vengono attivati anche laboratori sensoriali e incontri di favole tattili e favole in Lis.
Incontri rivolti a tutti i bambini e sopratutto per i bambini sordi e i bambini ciechi.
Questa iniziativa si svolge nella città di Firenze.

Il laboratorio creativo permette di passare dalla percezione tattile al racconto i bambini attraverso l' esplorazione di diversi materiali e la costruzione di un libro tattile.
Verrà inoltre sperimentato il codice braille (di cui ho parlato nel post del 10 dicembre) e materiale in rilievo.

Slogan di questa manifestazione si può considerare Le Mani Raccontano”. Le favole vengono rappresentate in lingua dei segni con voce fuori campo.

Non mancheranno però giochi di gruppo, mimo,drammatizzazione.

Questa manifestazione prevede inoltre l' incontro con una educatrice sorda poi l'incontro con una scrittrice cieca rivolto a tutti i bambini da 3 a 6 anni con un adulto.

Credo che questa iniziativa possa essere un modo per sensibilizzare ulteriormente le persone.
Come futura educatrice partecipare ad una tale iniziative credo sia molto utile. Sono questi "convegni" che mi permettono di vedere ciò che potrà essere il mio futuro. Accanto alle teoria studiata nei diversi corsi è fondamentale avere un riscontro pratici,che spesso manca.

Meravigliose iniziative (I parte)

Sono felicissima di aver trovato in internet alcune curiose e molto molto belle iniziative introdotte nel nostro Paesea in favore di alcune fasce della popolazione "più sfortunate" che spesso vengono trascurate. Ciò dimostra nel caso delle persone sorde o sordomute una maggior sensibilità che credo sia giusto sottolineare.

A volte mi chiedo perchè al telegiornale devono trasmettere solo brutte notizie e non riservare uno spazio anche per diffondere notizie positive. Ho fatto caso che la tragedia fa sempre più scalpore ma non è giusto!Credo la vita sia un alto e basso di momenti positivi e negativi, che a volte aiutano a crescere...Perchè ogni tanto non parlare di Gioia,Felicità!!!

In questo nuovo anno 2009 da Gennaio a Giugno è stato avviato un
Laboratorio di TEATRO VISIVO SORDO
Deve essere davvero interessante...

Il programma prevede una ricerca sul significato del gesto, del segno e i potenziali teatrali e cinematici della Lingua dei Segni.
Esercizi dell’attore: lavoro sul corpo, l’espressione, la conoscenza delle emozioni, la relazione con gli altri.
E infine tecniche di teatro visivo sordo e udente e costruzione delle scene e dei personaggi: integrazione dell’espressione del viso e del corpo, segno, gesto, mimo, tecniche del clown.
Alla fine di tale percorso verrà realizzato anche uno spettacolo.
Iniziativa MERAVIGLIOSA!!!!!!!!! Che ne dite?

martedì 27 gennaio 2009

Piccola storiella molto significativa:

Vi propongo di seguito una storiella carina che sottolinea ciò che in post precedenti dicevamo: l’importanza di saper ascoltare!

Mauro proveniva da una buona famiglia,con genitori amorevoli, due fratelli e una sorella,che avevano successo nella vita scolastica e sociale.Vivevano in un bel quartiere,e Mauro aveva tutto quello che un ragazzino può desiderare. Ma alle elementari, Mauro fu subito etichettato come soggetto «speciale».Nelle medie era il «disadattato piantagrane».Alle scuole superiori cominciò a inanellare espulsioni e voti disastrosi.Una domenica, un insegnante incrociò la famiglia e disse:«Mauro sta facendo molto bene in questo periodo.Siamo molto soddisfatti di lui». «Forse ci state confondendo con un'altra famiglia...», disse il padre.«Il nostro Mauro non ne azzecca mai una.Siamo molto imbarazzati, e non sappiamo capire perché!».Mentre l'insegnante se ne andava, la madre osservò: «Però, a pensarci bene, Mauro non si è cacciato nei guai nell'ultimo mese.Inoltre è sempre andato a scuola presto,e si è sempre fermato più del necessario. Che cosa starà succedendo?».Alla consegna della prima pagella, i genitori di Mauro si aspettavano voti bassi e note insoddisfacenti sul comportamento.Invece sulla pagella c'erano voti più che sufficienti,e una menzione speciale in condotta.Mamma e papà erano sconcertati.«A chi ti sei seduto vicino, per avere questi voti?», chiese papà con sarcasmo.«Ho fatto tutto da solo», rispose umilmente Mauro.Perplessi e non completamente convinti,i genitori di Mauro lo riportarono a scuola per parlare con il preside. Egli assicurò loro che Mauro stava andando molto bene.«Abbiamo una nuova insegnante di sostegno,e sembra che lei abbia una particolare influenza su Mauro», disse.«Penso che dovreste conoscerla».Quando il trio si avvicinò, la donna aveva il capo abbassato.Le ci volle un istante per accorgersi che aveva visite. Quando lo capì, si alzò in piedi e iniziò a gesticolare con le mani.«Cos'è questo?», chiese indignato il padre di Mauro.«Linguaggio dei segni? Questa donna è sordomuta!».«Ecco perché è così straordinaria!», disse Mauro, mettendosi in mezzo.«Lei fa molto di più, papà. Lei sa ascoltare!».

Si possono scambiare tante parole e tanti messaggini con molte persone, e sentirsi profondamente soli. Se non c'è nessuno che ti "ascolta veramente",a che servono tante parole?
Ascoltare veramente è saper amare...

martedì 20 gennaio 2009

Il corpo parla … anche quando dormiamo

Che movimenti, gesti e altre forme di segnali non verbali accompagnino le nostre interazioni interpersonali è ormai una conoscenza comune.
Non altrettanto scontata è invece l’idea che le posture che assumiamo quando dormiamo dicano qualcosa di noi.
Chris Idzikowski, Professore all’Università del Surrey in Inghilterra ha studiato a fondo i rapporti fra personalità e modo di dormire su un campione di 1000 individui.
Ha scoperto che tendiamo ad assumere sei tipi di posizioni, chiama ogni postura in modo "pittoresco "in rapporto a quello che possono ricordare.Quando sviluppiamo una preferenza per la posizione in cui addormentarci, tendiamo a coricarci sempre nello stesso modo.
Queste posizioni hanno preso così il nome di feto, tronco, bramoso, soldato, caduta libera ecc...
Vediamo alcune curiose caratteristiche di tali posizioni del sonno:
Il feto è la posizione più comune,usata sopratutto dalle donne, le quali si rannicchiano. Questo modo di dormire è tipico di chi è sensibile e in genere timido.
Il tronco è una postura che assomiglia a quella di un soldato sull’attenti: braccia lungo i fianchi e gambe unite. Tutto il corpo, inoltre, è appoggiato su un fianco. Chi prende sonno in questo modo è di natura estroverso e ama stare fra la gente, inoltre tende ad essere piuttosto fiducioso negli altri.
Il bramoso è la posizione di fianco con entrambe le braccia sollevate all’altezza delle spalle. Chi sta così durante la notte, è incline a mostrarsi aperto verso il prossimo.
Il soldato è la posizione di chi dorme prono con le braccia affiancate al tronco e con le gambe dritte.Queste persone sono solitamente calme e riservate.
La caduta libera:il corpo è supino; le braccia sono sollevate e circondano il cuscino. Chi cade nel sonno così, tende a trovarsi a proprio agio con gli altri e però sono anche nervoso, suscettibili e permalosi; inoltre non gradiscono le emozioni troppo forti.
La stella marina è una posizione in cui ci si adagia sul dorso, con braccia e gambe spalancate. Le persone che di solito dormono così sono socievoli ed amichevoli, si rivelano buoni ascoltatori e pronti ad accorrere in soccorso degli altri.

La posizione che assumiamo per addormentarci riflette quindi la nostra personalità .Ma non solo un’indagine ha dimostrato che il modo in cui ci addormentiamo influenza anche lo stato emotivo dei nostri sogni.In questa ricerca è in effetti emerso che chi di solito dorme sul lato sinistro soffre più facilmente di incubi o di sonni agitati; mentre gli individui che dormono sul lato destro hanno in media un sonno più ristoratore e tranquillo.

Che cosa ne pensate di questa ricerca?
Personalmente credo che siano studi molto interessanti e curiosi, come quelli relativi allo studio della prossemica, delle espressioni del volto (segnali per capire chi mentisce ecc...) però generalizzati in modo eccessivo.
Non bisogna ricordare che ognuno di noi è una persona unica, questa unicità la caratterizza e rende ogni uomo una risorsa speciale!
Quindi tutte queste nozioni devono essere prese non come "oro colato"ma curiosità che rendono la comunicazione più colorata...

lunedì 12 gennaio 2009

Essere educatori: una sfida continua

Dopo aver a lungo parlato in questo blog delle persone sordomute, accennato alle persone non udenti, portato l’ esempio di un bambino con difficoltà e molte altre tematiche… mi chiedo: come futura educatrice che cosa posso fare,in prima persona, per integrare in modo proficuo queste persone nella società? Come educarle al meglio?

Come più volte si ripete nei corsi che sto seguendo l’educazione è esposta a molti rischi. Educare credo sia qualcosa di molto complesso, è una SFIDA che coinvolge educatore ed educando. Una sfida molto molto difficile che probabilmente “si complica” ma allo stesso tempo è più "coinvolgente" nel momento in cui mi devo confrontare con persone che hanno maggiori difficoltà, magari perchè disabili,tossicodipendenti oppure con alle spalle una situazione di vita molto delicata e complessa.

Come educatrice, oltre che persona,mi interrogo su quale sia il modo migliore per riuscire a rendere il mio educando in grado di essere autosufficiente, in grado di superare tutti gli ostacoli che potrebbe incontrare e molto altro.

Credo che anche la vita sia una sfida per ognuno di noi, ogni giorno ci troviamo a dover superare piccoli o grandi imprevisti. Come posso quindi essere d'aiuto a chi mi sta vicino in modo adeguato? Sono molti i quesiti che si possono ricavare quando si parla di educazione, "essere educatori"...

Visto che in questo mio blog ho a lungo parlato delle persone sordomute: quali tecniche o metodi educativi potrebbero essere utilizzati per educare tali persone? Attraverso quali mezzi? Personalmente immagino degli interventi educativi molto legati al concreto, all'utilizzo di materiali creativi che pernettano al giovane-adulto di esprimere se stesso. Con questo primo approcio si può conoscere il mio interlocutore ma poi in che modo proseguire?

Solo una cosa vorrei aggiungere: Prendiamo per mano il nostro educando (bambino,adulto,anziano,tossicodipendente ecc...) e CAMMINIAMO CON LUI!!!!

mercoledì 7 gennaio 2009

Il colore del silenzio

Il colore del silenzio. ..Sapete cos'è??
E' il dizionario bibliografico internazionale degli artisti sordi.(Milano, 2007, Editore Mondadori Electa)disponibile nelle migliori librerie di tutta l'Italia.
"Il colore nel silenzio" è un volume che raccoglie per la prima volta un’ampia documentazione biografica e iconografica relativa agli artisti sordi italiani e stranieri.
Per quale motivo vi sono tanti artisti sordi nella storia dell’arte? Quanto influisce sulla creazione artistica la particolare, più acuta sensibilità nel percepire la realtà di chi nasce sordo o perde l’udito?
La ricerca condotta per un dizionario internazionale, che risponde a queste domande e contribuisce a colmare una lacuna importante nella letteratura sulla “cultura sorda”, è pubblicato in occasione del 3° Convegno Nazionale sulla Lingua dei Segni (Verona).
Dalle ricerche condotte in Italia, ma anche all’estero emerge come la modalità visiva dei Sordi rappresenti uno strumento privilegiato di espressione e comunicazione con esiti talvolta altissimi e sorprendenti.
Facendo un breve escursuss tra alcuni artisti famosi spicca l'esempio di Goya , il quale diventò sordo (all’età di quarantasei anni) in seguito a una malattia, un’esperienza che influì profondamentesul suo carattere e sulla sua pittura, in cui appariranno sempre più frequentemente accenti drammatici, incubi e tensioni.
Goya non è l'unico esempio ma vediamo anche Pinturicchio o il ritrattista inglese Joshua Reynolds.
La pittura sembra essere in alcuni casi lo strumento artistico prediletto, attraverso il quale darevoce a una vita difficile, talvolta contrassegnata da emarginazione e solitudine.
Dobbiamo in questa prospettiva ringraziare le persone sorde attraverso le quali abbiamo conosciuto la vera natura della comunicazione: che parte dall’anima.
L’augurio è che il volume "Il colore del silenzio" rappresenti una nuova opportunità di sensibilizzazione e discambio tra il mondo dei sordi e il mondo degli udenti.

E sempre a proposito di sensibilìzzazione vorrei riportare alcune notizie di un progetto iniziato nel 1992 con un gruppo di bambini udenti in una scuola elementare di roma.
L'idea di tale progetto nasce dagli stessi bambini di quella scuola, i quali dopo aver visto dei bambini sordi giocare in un parco e segnare fra loro, hanno espresso ai genitori il desiderio di imparare quella "strana" lingua fatta con le mani.

E' cosi che quattordici bambini udenti hanno seguito per un'ora alla settimana un corso di lezioni di LIS tenute da un docente sordo dalla prima alla quinta elementare.
Durante il corso, l'insegnante ha utilizzato unicamente la modalità gestuale, senza alcun supporto vocale.
Questa esperienza mi rimanda al corso che personalmente ho tenuto nel Liceo che frequentavo e credo sia utilissimo in età precoce, come le elementari, quando i bambini possiedono una maggior capacità di apprendimento.

I bambini hanno imparato la LIS attraverso il gioco, le favole, la drammatizzazione di azioni della vita quotidiana, la rappresentazione teatrale. Alla fine di ogni anno scolastico sono state messe in scena nel teatro scolastico recite in segni su alcune favole, di fronte ad un pubblico di genitori e insegnanti.

lunedì 5 gennaio 2009

Il bar del silenzio:Milano

Qualche giorno fa ascoltando il telegiornale su Italia 1 ho sentito un servizio molto curioso: due giovani cinesi hanno aperto in centro a Milano il "bar del silenzio".

Questo bar è frequentato sopprattutto da persone sordomute e quindi tutti comunicano mediante i gesti.

I due giovani gestori del bar hanno detto di avere imparato con maggior facilità i gesti per comunicare con le persone non udenti rispetto alla lingua italiana.

Sono state suggestive alcune rapide scene che sono apparse nel servizio dove una persona udente ha spiegato di apprezzare questo bar come luogo di aggregazione e crescita personale.

Alcune persone non udenti hanno poi fatto gli auguri di buon anno in Lis oppure mandato un messaggio a coloro che da casa gli avrebbe visti. Inoltre un anziano signore di passaggio per un caffè ha voluto "cimentarsi" in alcune conversazioni con i segni...imparando con molto entusiasmo a dire "cappuccino"...

Vi propongo di seguito un piccolo articolo tratto da il Giornale che parli di tale iniziativa:

In via Boscovich il ritrovo del popolo dei silenziosi. Si gioca a carte e si comunica con la lingua dei segni.

...Per richiedere un caffè si mima il gesto di avvicinare la tazzina alla bocca. Braccia alzare vicino alle orecchie – come a dire – significano “cappuccino”. Il “marocchino” è una via di mezzo. Gomiti, polsi, dita. Tutto il mezzo busto aiuta a esprimersi in “Lis”, la lingua dei segni. C’è un bar all’angolo fra via Boscovich e via Settembrini dove ogni giorno si ritrovano i sordomuti.
Il locale è spazioso, con tanti tavolini, è aperto a tutti, ma dalle quattro del pomeriggio in poi è il ritrovo preferito dei clienti silenziosi. Dai 20 ai 60 anni. Giocano a carte, leggono, organizzano happy hour e gite.
Da un paio d’anni il locale è gestito da una coppia di cinesi, Jin, lui e Jian Nu, lei. La giovane cameriera che li aiuta è Dan Dan. Tutti e tre capiscono benissimo la lingua dei segni. “Sono clienti abituali, li conosciamo e frequentandoli abbiamo imparato anche noi il significato dei loro gesti “ racconta Dan Dan. C’è chi si esprime anche a voce, come Gianluca, studente, frequenta Lettere alla Statale: “Non parlo benissimo ma me la cavo, i sordi non sono tutti uguali. Io ad esempio ho imparato la lis da grande, a diciotto anni, per trovarmi meglio con gli amici. Per capire chi parla leggiamo i movimenti delle labbra, per noi è quasi naturale”.
La lingua dei gesti si impara subito, ci spiega la fidanzata Martina, anche lei studentessa e sordomuta. “Noi stiamo attenti agli sguardi, alla mimica della faccia, per noi il corpo è parola” [...]

domenica 4 gennaio 2009

Le vie segrete del linguaggio non verbale

In una giornata qualsiasi ognuno di noi ha modo di fermarsi a parlare con gente conosciuta e sconosciuta. Si comunica in tanti modi e spesso le parole non costituiscono la via privilegiata attraverso cui passano le informazioni. Ad esempio, durante una riunione di lavoro un dirigente chiede ad un caporeparto se abbia dei problemi nei rapporti con i suoi colleghi. “Assolutamente no” risponde il caporeparto, ma senza volerlo fa cenno di sì con la testa. Il dirigente aggrotta la fronte, preoccupato. Questo si verifica perché quando non si sa se credere a quello che si sente o a quello che si vede, prevale sempre il linguaggio del corpo, in quanto privilegiato veicolo di “verità”. Una madre scopre che la figlia di tre anni ha sporcato tutta la cucina con della farina. “Non devi più giocare in questo modo!” le dice, ma non riesce a nascondere un sorriso. Il giorno seguente, senza nessuna esitazione, la bambina va a riaprire lo stesso cassetto: per lei quel sorriso sul viso della madre era un’autorizzazione a giocare ancora in quel modo. Sono proprio i bambini a saper distinguere meglio degli adulti tra quel che si dice e quel che veramente si intende. Ogni giorno, in centinaia di situazioni, sono i gesti a parlare più chiaro delle parole. A questo proposito lo psicologo Paul Ekman scrive che “parliamo con le corde vocali, ma comunichiamo con l’espressione del volto,con il tono della voce, con tutto il corpo”. Da bambini questa capacità è ben manifesta; con la crescita si affievolisce e tendiamo a basarci sugli aspetti verbali. I bambini colgono prima di tutto i messaggi non verbali: più piccoli sono, e più importante è la comunicazione non verbale, perché non hanno che quella.

Sorridere basta a mascherare cioò che veramente si pensa?
Se il vostro capo sorride mentre gli esponete un’idea, è prematuro pensare diaverlo convinto. Ekman ritiene che i sorrisi “sono molto più complicati di
quanto ci si possa immaginare”, e ne ha classificati 18 tipi diversi
, quasi tutti falsi. Uno dei più comuni in ambito lavorativo è quello che i superiori spessousano per rifiutare un’idea o per criticare un dipendente.
In questo sorriso gli angoli della bocca sono di solito fermi e il labbro superiore un po’ sollevato.
E allora, da cosa si capisce se un sorriso è autentico?
Bisogna guardare la parte superiore del volto di una persona. I sorrisi genuini coinvolgono i muscoli che fanno strizzare gli occhi in un’espressione di piacere.
Chi sono i migliori "interpreti" del linguaggio non verbale?
I neonati reagiscono al linguaggio del corpo: un bambino avverte la tensione dal modo in cui la madre lo tiene in braccio e incomincia a piangere.
Se la madre è tranquilla, anche il piccolo si calmerà.
I genitori attraverso l’osservazione attenta possono imparare a capire i messaggi non verbali dei figli quando sono arrabbiati, come sfogano la tensione e come reagiscono allo stress.
Per imparare ad usare il linguaggio del corpo e comunicare con più efficacia serve sintonizzarsi sul modo personale in cui durante il giorno si parla, si gesticola e si muove. C’è chi arrotola con le dita i capelli e chi gioca con la penna. Se si impara a controllare queste abitudini, si riesce a comunicare le proprie sensazioni con le parole.

Per esercitarsi nello studio personale del linguaggio non verbale si può porre l’attenzione sulle strette di mano ricevute e date. Una stretta che più ispira fiducia è ferma e asciutta, esercita una pressione forte ma non eccessiva per tutto il tempo che dura il contatto.
Un altro elemento importante è soffermarsi sullo sguardo: ci sono persone che guardano gli altri dritto negli occhi ed altri che non riescono a reggere lo sguardo, se non sentendosi a disagio.
Nell’incontro con un’altra persona è importante anche notare la posizione e i movimenti del corpo. A volte si assume una posizione in cui si rifiuta il dialogo (braccia conserte e gambe accavallate), si è impazienti (il piede che batte ritmicamente) o altro.
La comprensione del linguaggio del corpo è una delle cose più utili che si possano imparare. Se si sa “leggere” quello che gli altri inconsapevolmente comunicano, si possono affrontare le questioni prima che diventino problemi.
Inoltre i messaggi non verbali scaturiscono dalle reali necessità e atteggiamenti della persona. Per stare bene in tutte le situazioni e cavarsela adeguatamente occorre dare il giusto peso ed espressività alla propria intimità e stati d’animo, senza forzature e rinunce.
Quando ci si sente bene con se stessi, si vede.

Le persone che si “conoscono” sono proprio quelle che maggiormente parlano e si muovono con toni e gesti rilassati, e vivono tutto lo spettro delle sensazioni umane.

martedì 30 dicembre 2008

Testimonianza dell'efficacia della comicoterapia

Questa è la storia di Ivan...Occhi molto espressivi, di un color nocciola intenso, che osservano con curiosità tipica di chi è un bambino. Ivan, però, è un bambino speciale, perché alla sua età, dodici anni, conosce a fondo il dolore di una malattia che da settembre lo ha colpito impietosamente come tanti altri piccoli pazienti dell'ospedale Meyer di Firenze nel quale è ricoverato.
Ivan, che viene da Palermo, è ricoverato nel reparto di oncoematologia.Il suo volto, punteggiato da una spruzzata di lentiggini, si accende subito di un sorriso luminoso appena comincia a raccontare la sua esperienza con clown-dottori.
"Li ho conosciuti pochi giorni dopo essere arrivato qui in ospedale. Sono entrati nella mia stanza dopo aver bussato piano e si sono presentati in gruppo. Da subito ho provato una forte simpatia per loro, mi hanno fatto ridere molto. Anche gli altri bambini si sono divertiti uin sacco".
Da quel giorno i clown sono diventati figure familiari per Ivan, che apprezza in modo particolare la loro abilità nei giochi di prestigio."Uno mi ha insegnato un trucco di magia molto divertente, che consiste nel mettere delle monetine dentro un sacchetto per poi farlo sparire davanti agli occhi increduli di chi ti guarda. Però non posso svelare il segreto, l'ho promesso al clown-dottore".
Le immagini di un cartone animato si inseguono frenetiche sulla tv vicina al letto su cui è disteso Ivan; ai suoi piedi una flebo distilla il liquido di cui è ricolma."Mi piace vedere in azione i clown con le loro scenette. Sono proprio buffi, cantano e suonano pure. Mi ricordano Robin Williams nel film Patch Adams, per lui la miglior cura è far ridere i bambini".
Ivan frequenta la seconda media, la sua passione è disegnare e va matto per i Simpson. E' un bambino forte, a confermarlo è la mamma che ha parole di riconoscenza per i clown in corsia.

"Stimolano i bambini - dice - migliorano il loro umore e ciò sicuramente ha un effetto terapeutico. Un medico me lo ha confermato, a questo tipo di malattie si reagisce psicologicamente prima ancora che fisicamente. E anche noi genitori abbiamo modo di allentare un po' la tensione".

IL VALORE di un SORRISO : comicoterapia

Qualche giorno fa ho visto in televisione il telefilm “Dottor clown” e mi è giunto in mente un post che avevo pubblicato relativamente all’importanza del sorriso.
Ho voluto cosi cercare di approfondire il curioso mondo della comicoterapia o detta anche clownterapia. Nessuno di voi ha mai visto il film con Robbie Williams “Patch Adams”?
Perché la comicoterapia - clownterapia è la disciplina con la quale normalmente si identifica la pratica di portare il sorriso ed il buonumore negli ospedali e nei centri per disabili ed è stata resa famosa in ambito medico da un medico di nome Hunter Patch Adams.

Il sorriso è considerato un biglietto da visita che racconta come ti rapporti agli altri ma non solo… Ridere è molto di più, è uno strumento efficace nel processo di guarigione di una malattia.

La risata si può paragonare ad una medicina per il malato e non per la malattia.
La comicoterapia è perciò una terapia del sorriso che provoca FELICITA’ ma allo stesso tempo allevia il dolore (fisico e non).

Infatti è stato dimostrato dal punto di vista medico che la risata ha un effetto positivo sul sistema immunitario,riduce il livello di ansia e ha altri effetti benefici.

Sembra avessero ragione i nostri nonni, dunque, quando recitavano il detto: il riso fa buon sangue.

La medicina ufficiale negli anni '80 ha riscoperto gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario nascono così nuove discipline coma la gelotologia (ghelos in greco significa risata) che studiano il potere terapeutico del ridere.

Che ne pensate di tutto ciò…
Sorridere non solo è bello, porta felicità ma può addirittura essere fonte d’aiuto perciò: SORRIDIAMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Con un piccolo gesto possiamo fare molto. Io ci credo perché un sincero sorriso amico mi aiuta nei momenti peggiori.
Vi lascio con questa poesia meravigliosa:
IL VALORE di un SORRISO
Un sorriso non costa nulla,
ma vale molto.
Arrichisce chi lo riceve e chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo valore è talora eterno.
Nessuno è tanto ricco da poterne fare a meno,
e nessuno è talmente povero da non poterlo dare.
In casa porta felicità,
nella fatica infonde coraggio.
Un sorriso è un segno di amicizia,
un bene che non si può comprare,ma solo donare.
Se voi incontrerete chi un sorriso non vi sa dare,
donatelo voi.
Perché nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
come colui che ad altri darlo non sa.

domenica 21 dicembre 2008

Simbolismo nella pittura dei sordi...

La pittura sembra essere la forma d'espressione artistica prescelta dai sordi, per i quali la modalità visiva rappresenta un canale privilegiato di espressione e comunicazione.

La prima notizia di un pittore sordo, Quintus Pedius, risale al periodo dell'Impero Romano. Nel Medioevo, la vocazione per il disegno delle persone sorde spinse i monaci a farne abili decoratori di manoscritti.
I grandi maestri volevano rappresentare nelle loro opere la "vera" natura umana e si dedicavano allo studio della fisiognomica, del linguaggio del corpo e della comunicazione utilizzata dai sordi. Lo stesso Leonardo da Vinci, per i suoi studi sulla gestualità, si avvalse della collaborazione del figlio del pittore sordo Cristoforo de Predis. Molti sordi entravano a lavorare nelle botteghe di pittori e scultori, per la loro rinomata abilità visiva e manuale. A volte è solo il soprannome a svelare la probabile sordità di questi artisti.
Dopo questa breve introduzione vorrei parlare di due esempi di simbolismo nella pittura dei sordi oggigiorno.
Come primo esempio vediamo Luisella Zuccotti, insegnante di Educazione Artistica in una scuola media di Roma che collabora come scenografa con diverse compagnie teatrali di sordi. L. Zuccotti inoltre si dedica a lavori di grafica pubblicitaria, a vignette umoristiche sul mondo dei sordi e alla creazione di murales.
Il Silenzio

Il quadro è stato ispirato dall'incontro con il poeta sordo americano Clayton Valli. Ed è stato in seguito riprodotto come copertina della videocassetta contenente le poesie dello stesso Valli.
Il sottotitolo che l'autrice ha voluto dare al lavoro, e che ne esplicita il messaggio, è: "Il linguaggio silenzioso delle mani, nell'armonia della natura".
Ispirandosi alla creatività espressa dalle poesie in lingua dei segni, la Zuccotti rappresenta pittoricamente un concetto di "creatività" che non è rumore o suono: è pace, silenzio fecondo, natura che parla, mani che comunicano.

Il secondo esempio si rifà alla figura di Sergio Lavo.
S.Lavo ha studiato presso l'Istituto Statale dei sordomuti di Roma. Da autodidatta ha iniziato la sua produzione artistica con opere di disegno e grafica, dedicandosi poi alla fabbricazione di maschere di ceramica e di sculture in creta, gesso, legno ed altri materiali per poi cimentarsi nel colore: tempera, acquarello, e infine olio. Attualmente insegna, come volontario, disegno e scenografia ai bambini dell'Istituto Silvestri dei sordomuti di Roma.
S.Lavo è l'autore del monumento ai sordi di Porta Pia:


Il quadro rappresenta un monumento da situare nella Piazza di Porta Pia a Roma a pochi passi dall'Istituto Statale per sordomuti e di fronte al Bar da sempre frequentato da bambini, giovani e anziani sordi. Luogo in cui vi è la 'sintesi' della vita, in cui si studia e si apprende, si comunica con gli altri, si entra nella vita sociale, nell'amore e nei primi sogni.
Il monumento la breccia di Porta Pia è "simbolo della liberazione della lingua dei segni, che finalmente può levarsi al cielo libera e orgogliosa."
Che cosa ne pensate di questo stretto rapporto tra arte e mondo dei non udenti?
Io sono una grande appassionata di arte, mi piace molto tutto ciò che è legato alla creatività, spontaneità e mi affascina poter esprimere emozioni, messaggi mediante un disegno, un simbolo...Senza l'uso di molte parole. Inoltre credo sia fantastico poter "viaggiare", anche con la fantasia, di fronte ad un'opera d'arte. Non avrei però mai immaginato di associare l'arte a messaggi legati alla sordità.
Come si nota nei due dipinti L.Zuccotti e S.Lavo sono riusciti a rendere visivamente l'importanza delle mani...Aspetto che ho più volte sottolineato in questo mio blog. Personalmente questo è steto evidenziato in modo fantastico nel primo dipinto, il quale mi ha colpito molto perchè carico di calore, vivacità , sensazioni che vengono suscitate da colori vivaci come giallo,rosso, arancione.

giovedì 18 dicembre 2008

Indovina cosa dice...

Vi propongo un piccolo giochino...Io mi sono divertita a mettermi alla prova!!

Guardate attentamente le foto e scegliete la risposta giusta. (..per vedere meglio le figure e poter distinguere i diversi segni cliccate due volta sopra l'immagine..vi apparirà più grande e nitida)

Ecco a voi le soluzioni:casa, libero, felice, permaloso.

Com'è andato questo piccolo test???
Io personalmente ne ho indovinate soltanto due... :-)

Differenze si segni a livello internazionale o locale...

Nel post precedente abbiamo dimostarto che non esiste un linguaggio dei segni internazionale e pur appartenendo a regioni o città diverse i sordi italiani con estrema facilità e rapidità riescono a comprendersi fra loro nonostante le differenze dialettali.
Le categorie che presentano il maggior numero di variazioni sono i giorni della settimana, i mesi dell’anno, i colori e i sostantivi non frequenti.

Alcuni esempi illustrati:
>> Vediamo come in diverse città italiane si dice la parola "giallo":
>> Uno stesso segno può avere significati completamente diversi nelle varie lingue dei segni, vediamo l’esempio sottoriportato:

Nell'immagine a sinistra il gesto significa "Roma" in Lis mentre nell'immagine a destra significa "nome" in Asl

>> Uno stesso significato viene espresso in modo diverso nelle varie lingue, vediamo le diversità del segno per “mamma”:

Nel primo caso la parola "mamma" è detta in Lingua dei segni Danese, nel secondo caso Lingua dei segni Italiana, successivamente Lingua dei segni Cinese e infine Americana.

Secondo voi tutte queste differenze tra Nazioni oppure città sono dovute da alcuni fattori specifici?


Breve storia del linguaggio mediante segni...

"...Mani che si muovono sicure e spedite nell'aria,
che assumono forme e sembianze,
che sembrano dipingere figure invisibili e occupare spazi,
visi cangianti, segnati da mille espressioni, occhi spalancati,
sempre vigili e attenti..."
Tornando ad affrontare tematiche legate alla lingua dei segni credo sia interessante affrontare un breve ed essenziale escursus storico per giungere poi a vedere alcune curiosità.

La comunicazione gestuale dei sordi è nota sin dall'antichità, ma inizia ad essere studiata da un punto di vista linguistico solo a partire dagli anni '60. Il ricercatore William Stokoe fu il primo a dimostrare che questa forma di comunicazione non è una semplice mimica, ma una vera lingua, una lingua visiva,con un suo lessico e una sua grammatica, in grado di esprimere qualsiasi messaggio.

Uno dei luoghi comuni più diffusi continua ad essere la convinzione che essa possa essere universale. Così come avviene per le lingue orali la lingua dei segni, in realtà, si differenzia da nazione a nazione ed all’interno di ogni Paese si possono ancora individuare varie forme dialettali.
Si parla così di :
Langue des Signes Français (LSF)
American Sign Language(ASL)
Brithis Sign Language(BSL)
Lingua dei Segni Italiana (LIS) ecc..

Curioso il tentativo della Federazione Mondiale dei Sordi che, nel 1975, pubblicò un volume “Gestuno” contenente una lista di segni "internazionali". L’obiettivo era quello di creare una sorta di lingua dei segni condivisibile a livello mondiale da utilizzare negli incontri e negli scambi internazionali.
Successivamente l’uso della lingua dei segni nell’insegnamento venne definitivamente bandito. Ciò fece sì che i segni, in Italia, si diversificassero non solo da regione a regione ma da città a città ed addirittura da istituto scolastico ad istituto dove i ragazzi usavano la lingua dei segni di nascosto durante gli intervalli, nelle loro camerate oppure in famiglia( nel caso di genitori o parenti sordi).
Soltanto negli ultimi trent’ anni in Italia sono ricominciati gli studi sulla lingua dei segni, i sordi hanno cominciato a recuperare quella consapevolezzache la loro è una vera e propria lingua attraverso la quale possono interagire gli uni con gli altri, comunicare intenzioni ed emozioni, nonché trasmettere cultura, conoscenze, valori ed arte di generazione in generazione.

sabato 13 dicembre 2008

La forza di una famiglia e di un bimbo pieno di volontà!

Come tutti voi sapete, in questi giorni, come tutti gli anni in televisione stanno raccogliendo fondi per Telethon. Un’ aiuto verso le persone meno fortunate, generalmente bambini.
Vorrei approfittarne dell’occasione per aprire una piccola parentesi in questo mio blog e parlarvi di Francesco, un bambino con gravi problemi sorti in seguito a complicazioni durante il parto.
Questo bambino attualmente si trova in California per assistere a delle cure specifiche. La mamma di Francesco ha fatto molti appelli, anche in televisione, per chiedere un’aiuto da tutti noi in modo tale che questo bimbo potesse sottoporsi a terapie che esistono soltanto all’Estero .
A questi appelli hanno risposto moltissime persone e anche il mio piccolo paese dove abitano i nonni di Francesco.
Io purtroppo non ho avuto l’occasione di incontrare personalmente questo fantastico bambino ma i miei genitori e altri conoscenti hanno detto di esser rimasti sorpresi da quanto un semplice sorriso di questo bimbo lo abbiamo resi felici. Francesco non parla, non si muove, non mangia (uno stato quasi vegetativo) e fino a pochi mesi fa rispondeva con piccoli suoni, sguardi e sorrisi soltanto alle carezze della madre che le è sempre stata vicina.
Oggi, come vi ho anticipato prima, è in California dove sta seguendo delle cure specifiche che hanno permesso al piccolo di fare passi da gigante. Il piccolo ora riesce a mangiare (i problemi di deglutizione si sono attenuati), riesce perfino a rimanere seduto per qualche minuto, sorregge il cranio e tante altre conquiste.
I genitori sono molto contenti, speranzosi ma anche preoccupati di eventuali ricadute. L’amore di questi genitori è immenso, visto le numerose “avventure” che hanno e stanno affrontando quotidianamente.
La madre di Francesco nel sito http://www.superfrancesco.it/ aggiorna giornalmente, in una sorta di diario, miglioramenti, momenti difficili che stanno vivendo.
Ogni tanto mi soffermo a leggere queste straordinarie testimonianze con forte ammirazione. La forza di questa famiglia è sorprendente.
Spero di aver l’occasione di incontrare questo bambino quando tra qualche mese tornerà in Italia. Ho avuto soltanto una piccola esperienze l’anno scorso in una comunità di ragazzi e uomini diversamente abili o portatore di qualche patologia è sono rimasta affascinata dall’amore, dalla gioia che trasmettono.
Purtroppo a volte ci si dimentica di queste persone “poco fortunate”, oppure vengono ricordate soltanto in qualche occasione. Se qualcuno di voi vuole conoscere l’esperienza di Francesco visiti il sito di cui vi parlavo prima…Ne vale la pena!!! Troverete la storia di questo bimbo, le sue conquiste, i momenti difficili, molte foto e video.

Vi propongo in questo post alcune foto di questo campione..In una delle quali si vede il momento in cui è riuscito per la prima volta(anche se sostenuto dall’appoggio del divano) a rimanere seduto per qualche minuto…Forza Superfrancesco!!

venerdì 12 dicembre 2008

La tecnologia agevola oppure ostacola la comunicazione?

Nel post precedente ho voluto sottolineare l'importanza di uno sguardo, un sorriso... I quali spesso possono trasmettere molto di più che una semplice parola...

Ma non credete che forse oggi tutto questo viene ostacolato dai nuovi mezzi di comunicazione? si pensi all'utilizzo dei telefoni cellulari, oppure delle chat?
Io sono legata a questi nuovi mezzi, come la maggior parte dei giovani, e sinceramente farei fatica ad immaginare una vita senza…Oggigiorno si può sentire qualsiasi persona ovunque si trovi ma nel momento in cui ci si trova “faccia a faccia” con essa…”tutto crolla”…ci si sente a volte un pò impacciati…Soprattutto se si tratta di una persona che si vede e conosce molto poco.
Credo che il telefonino oppure la chat sono mezzi molto utili da un lato ma allo stesso tempo "oscurano" alcune caratteristiche della comunicazione. Questi nuovi mezzi permettono di "mascherare" con facilità ciò che si sente o pensa e a volta sono fonte di equivoci...

Attualmente si partecipa ad un sostenuto dibattito sull' effettiva utilità e sui rischi che potrebbe comportare l' uso di cellulari, chat nello sviluppo della persona.
In questa forma di dibattito credo che esistano due estremi molto diversi tra loro.
Da un lato si collocano coloro i quali difendono l'uso dei telefonini o delle chat in quanto credono che questi mezzi non possono essere in alcun modo considerati una barriera. Secondo questo punto di vista "la comunicazione digitale non sostituisce le relazioni tra gli uomini ma anzi ne aumenta l'ampiezza, rende le comunicazioni continue e armoniche".
Dall'altro estremo troviamo coloro che sono ostili all'utilizzo di tali mezzi. In quest' ottica vengono evidenziati i lati negativi che sono correlati all'utilizzo di mezzi come cellulari, chat etc..Infatti si ritiene che “ I cellulari fanno male” producendo una lista infinita di danni che provocano alla salute: emettono continuamente radiazioni che possono essere nocive per l’uomo. Possono provocare perdita di memoria, emicrania, mutazioni del Dna perfino tumori etc etc…In questa prospettiva sorge un quesito : “Non sarebbe meglio darsi un appuntamento e vedersi di persona?”

Personalmente ritengo che siano due visioni estremiste. La verità sta nel mezzo. Voi che ne dite?

giovedì 11 dicembre 2008

L'importanza di uno sguardo, un sorriso...

...Finora parlando della Comunicazione Non Verbale ho voluto sottolineare l'importanza delle mani,ma questo non è l’unico mezzo attraverso cui questa forma di comunicazione si concretizza.
La Comunicazione Non Verbale infatti investe tutto il nostro corpo... Si pensi ad uno sguardo, un sorriso.
Credo sia molto interessante lo studio della prossemica (come si gestisce lo spazio personale,distanza tra i due interlocutori) oppure della postura, la cinesica (studio dei gesti, del loro aspetto comunicativo e significativo) o ancora interpretare le mille espressioni ed emozioni che il volto rivela (la fisiognomica).
Conoscere tutti questi aspetti credo sia importante nel momento in cui ci si relaziona con qualsiasi persona, grande o piccola, e di qualsiasi etnia.

Ciò che più mi affascina è che il "nostro corpo non mente". La Comunicazione Non Verbale accompagna la Comunicazione Verbale rendendola più dinamica e in alcuni casi “svelando” ciò che l’interlocutore vuol mascherare. Se le parole possono ingannare, ciò non lo si può dire di uno sguardo. Sono molti i messaggi che passano attraverso la Comunicazione Non Verbale.
Importante in questo contesto ricordare che è impossibilità non comunicare (primo assioma della comunicazione di Paul Watzlawick)
Durante la comunicazione mi posso chiedere quali siano i segnali non verbali che mi permettono di scoprire le bugie che un interlocutore può nascondere. Queste menzogne si vedono dal viso: segnale rivelatore è lo sguardo...

Vi è mai capitato di comprendere ciò che una persona voleva dire attraverso un semplice sguardo?
Sicuramente questo è più possibile se è presente una forma di empatia tra interlocutori.

Inoltre la Comunicazione Non Verbale accomuna tutta l'umanità...
Credo sia un mezzo di comunicazione internazionale che permetta un minimo di dialogo tra qualsiasi generazione, etnia, cultura. Com’è bello poter capire almeno parzialmente colui che “diverso” …
"...NON STANCARTI MAI DI SORRRIDERE: QUEL TUO SORRISO, SE LO VUOI, POTREBBE APRIRE IL MONDO INTERO..."
"...Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno..."

mercoledì 10 dicembre 2008

Mani come macchine da scrivere...

Parlare della Comunicazione Non Verbale (CNV) significa affrontare la comunicazione comportamentale, comunicaz. oggettuale, pittografica,gestuale (quindi il Linguaggio Lis di cui ho accennato in alcuni post precedenti),la dattilologia, il linguaggio Braille e il metodo Malosi.

Il campo del CNV è molto ampio e articolato. Mentre nei post precedenti ho voluto inserire alcune nozioni-flash sul linguaggio utilizzato dalle persone sordo mute in questo mio intervento vorrei soffermarmi su due metodi utilizzati tra persone cieche oppure sordo cieche.

Sto parlando del metodo Malossi e dell'alfabeto Braille.

Il Metodo Malossi (proposto dai maestri napoletani Artusio e Aurelio Colucci) permette alle persone sordociechi di comunicare tra di loro e con gli altri attraverso la mano. Si tratta di toccare le lettere che nell'immagine qui vicino riportata sono in nero e pizzicare leggermente le lettere che appaiono in azzurro.


La mano di chi riceve il messaggio è considerata come una specie di macchina da scrivere.
Ancora una volta viene evidenziato l'importanza delle nostre mani...Ancora una volta tutto ciò ci porta a riflettere: Che cosa me ne faccio delle mie mani? (vedi post pubblicato il 20 Novembre)


Coloro che hanno assistito alla comunicazione per mezzo del metodo Malossi sono rimasti colpiti dalla velocità con cui due persone sordocieche possono comunicare tra loro.
E' importante altrimenti che ci sia intesa tra il cieco e colui che con lui utilizza il metodo Malossi.

Questo metodo è utilizzato generalmente dalle persone che hanno appreso la lettura e la scrittura prima di diventare sordocieche.

Altra forma di comunicazione tra persone non vedenti è l'alfabeto Braille : metodo di lettura e scrittura utilizzato appunto dalle persone non vedenti, costituito da punti in rilievo corrispondenti alle lettere dell'alfabeto.

I segni grafici dell'alfabeto Braille sono costituiti ciascuno da sei punti disposti tre sulla destra e tre sulla sinistra di una casella rettangolare. La differenza tra i caratteri è data dalla diversa disposizione e combinazione dei punti stessi che costituiscono le singole lettere. La lettura Braille viene effettuata di solito dall'indice della mano destra, seguito da quello della mano sinistra che ha principalmente compiti orientativi nella individuazione delle righe. Le dita che leggono devono essere tenute in posizione morbida e procedere sfiorando le lettere in rilievo, senza premere su di esse, per coglierne più chiaramente la composizione.

L'alfabeto Braille è forse il più famoso sistema di comunicazione per non vedenti.

Personalmente sono giunta a conoscenza di questa particolare forma di comunicazione molti anni fa perchè una zia stava facendo una meravigliosa esperienza come insegnante di sostegno di una ragazzina non vedente e in questa occasione ha potuto imparare questa forma di linguaggio. Ricordo che sottolineava la difficoltà di saper distinguere con certezza le varie lettere. Come per i ragazzi sordomuti che sentono le vibrazioni, e attraverso di esse si accostano alla musica, alla danza, anche le persone non vedenti possiedono una sensibilità nel tatto molto forte.

domenica 7 dicembre 2008

Progetto Washoe...

...Ogni volta che cerco di fare un passo in più alla scoperta del mondo dei non udenti e del linguaggio Lis rimango stupita...

...sapevate che alcuni studiosi hanno cercato di insegnare ad un esemplare femmina di scimpanzè alcune espressioni del linguaggio dei segni americano(ASL, ossia American Sign language)?

Sto parlando di Washoe, giovane scimpanzè che divenne in grado di comunicare, ad un certo livello, con gli esseri umani.
Washoe visse gran parte della sua vita nella Università del Nevada, dove si svolsero gli esperimenti sul linguaggio che la resero celebre,venne poi trasferita all' Università di Washington dove rimase fino alla sua morte, annunciata il 30 ottobre 2007. Washoe lasciò diversi discendenti, ad alcuni dei quali, come la figlia adottiva Loulis, trasmise la conoscenza di alcuni dei gesti che aveva imparato in vita.

Due studiosi dell' Università del Nevada ( Allen e Beatrice Gardner) iniziarono un programma di addestramento finalizzato all'apprendimento, da parte della scimmia, di alcuni segni dell'ASL. Tale programma venne definito "progetto Washoe".

I due scienziati procedettero all'insegnamento tramite tecniche di condizionamento operante, incoraggiando in Washoe l'utilizzo di gesti - simili a quelli dell'ASL- per esprimere richieste (come cibo, acqua) ed anche concetti, ad un livello ovviamente piuttosto semplice.

Ad esempio, fu insegnato alla scimmia che il gesto "MORE", ("più", "ancora") permetteva di ottenere una maggiore quantità di ciò che le veniva dato.

Fu dimostrato che una volta impadronitasi del gesto Washoe era in grado di applicarlo in contesti diversi, per i quali non era stata preventivamente istruita. Processi simili vennero ripetuti più e più volte, tanto che, alla fine dell'esperimento, venne riportato come Washoe fosse in grado di utilizzare circa 250 segni diversi. Perché potesse essere dato effettivamente conosciuto, da parte di Washoe, un determinato segno doveva essere effettuato di fronte a tre diversi osservatori, in situazioni diverse ed in assenza di condizionamento (doveva perciò essere utilizzato spontaneamente), e doveva essere utilizzato in maniera appropriata in un determinato contesto.

I risultati conseguiti dal Progetto Washoe accesero un notevole dibattito in merito alla loro effettiva attendibilità e, ancor più, riguardo il loro significato. Vi fu un largo fronte di studiosi che misero in risalto come quello utilizzato da Washoe non potesse essere definito effettivamente un "linguaggio", obiettando che lo scimpanzé rispondesse piuttosto ad un pattern di stimoli con gesti appresi meccanicamente ma non effettivamente compresi. Ad ogni modo, dal Progetto Washoe presero le mosse innumerevoli studi che tentarono di replicarne in altri mammiferi come delfini, pappagalli.

"Goodbye Mr.Hollad": la difficoltà di comunicare tra udenti e non udenti...

...E' molto difficile purtroppo reperire materiale relativo alla comunicazione tra non udenti ma dopo tanto ricercare sono riuscita a trovare un film. che mi è apparso molto molto interessante, il quale permette di approfondire e conoscere meglio il mondo delle persone non udenti.

Il film che mi hanno detto essere molto curioso è "Goodbye Mr. Holland", una pellicola non dichiaratamente dedicata alla sordità ma che affronta con consapevolezza e realismo i problemi di una famiglia che viene sconvolta dalla nascita di un bambino sordo e le difficoltà di comunicazione fra udenti e non udenti.

Questo film parla della vita di Glenn Holland, musicista e compositore, che inizia a svolgere l'attività di insegnante per guadagnarsi da vivere mentre nel tempo libero persegue il suo vero obiettivo: comporre una sinfonia che lo renderà famoso. Ma cosa ci può essere di più paradossale e inaspettato, nella vita di un musicista, che avere un figlio sordo?
Alcuni critici sostengono che "si apprezza maggiormente della pellicola la veridicità con la quale viene descritto il percorso di una famiglia con un bambino sordo: il primo impatto con lo specialista della medicina ufficiale che suggerisce la via oralista per favorire l'integrazione e il divieto esplicito ad assecondare i "gesti" del bambino. La sofferenza dei genitori nel non riuscire a comprendere la propria creatura. E quindi la via della lingua dei segni. Dapprima vista come un disperato tentativo, poi perseguita con tenacia e convinzione soprattutto dalla madre."
Il film riesce a incuriosire mettendo a confronto, con sapiente capacità, il mondo di suoni del protagonista con il mondo di silenzio del figlio. Questi due mondi, che sembra non possano incontrarsi mai, verso la fine del film si incrociano. Sarà quando Glenn Holland dirigerà presso l'istituto del figlio un concerto per sordi aiutandosi con le luci e la lingua dei segni. Questo episodio metterà fine alle incomprensioni emotive e comunicative fra padre e figlio.
La canzone di John Lennon, "Beautiful Boy", che Glenn canterà alla fine del concerto dedicandola al figlio, contiene il verso "La vita è ciò che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti", che rappresenta la sintesi del film ed è la metafora di quel che accade al protagonista: egli credeva che il suo destino fosse quello di diventare famoso componendo sinfonie e raggiunge invece la sua piena realizzazione senza accorgersene nemmeno, comunicando la passione per la musica ai suoi studenti.


Qualcuno di voi l'ha visto? Mi farebbe piacere, visto che forse sono riuscita a recuperarlo e a breve lo guarderò , potermi confrontare con voi...sentire vostre impressioni... ...

lunedì 24 novembre 2008

Ecco a voi il vero mondo dei non udenti...Alcune strepitose testimonianze!!

Negli ultimi post del blog ho voluto "scagliare qualche pietra" a favore di questo particolare mondo delle persone non udenti... Mondo che ci appare limitativo, diverso quando in realtà non lo è...
In questo mio intervento,quindi,vorrei riportarvi alcune notizie concrete, testimonianze che mi hanno molto colpito: a sostenere che anche persone non udenti possono ballare,suonare, cantare e fare TUTTO come le persone "normali".

Questi sono alcuni pezzi di un articolo pubblicato sul quotidiano Repubblica intitolato "Felicità è sentir musica con le mani,a Agrigento il primo rave per sordi "che mi hanno sorpreso maggiormente:

"...Non è vero che per capire la musica bisogna per forza avere buon orecchio. Quando l'udito non funziona e il mondo fuori è muto, basta [...] Lasciarsi attraversare dalle vibrazioni delle frequenze, farle scorrere dalle mani al corpo e fino nella testa. Interpretare. E muoversi a ritmo.Non dev'essere impossibile se a farlo, questa notte, ci vogliono provare almeno un migliaio di ragazzi non udenti [...]si sono tutti dati appuntamento in Sicilia, nella frazione di San Leone, Agrigento, dove allo scoccare della mezzanotte si aprirà il primo vero, grande rave party per sordi mai organizzato in Italia. Una festa d'estate, all'aperto, con degli impianti giganti per spararla davvero alta, quella musica. Tutta addosso a loro, il popolo dei non udenti, e attraverso loro dentro al mare, alle spalle dello slargo, perché ne assorba le onde di scarto, come nei muri di una discoteca [...] Ed è così che i sordi ballano, muovendosi al ritmo di quelle vibrazioni..."

Andrea un giovane ragazzo non udente che ha organizzato questo rave racconta in seguito nell'articolo di aver distribuito ad ogni partecipante un palloncino in quanto "... Tenendoli tra le mani, noi ragazzi non udenti potremo sentire le vibrazioni delle onde sonore. Questo sarà il nostro modo per ascoltare la musica, e per ballare, tutta la notte".

Inoltre Andrea sottolinea la presenza in del londinese dj Troi, 34 anni, il "papà della disco per sordi" alla sua prima esperienza italiana(anche lui non udente: deaf dj. Deaf in inglese significa sordo) "Io l'ho contattato tramite il suo sito - continua Andrea - ci siamo conosciuti virtualmente, con la webcam, parlandoci con la lingua dei segni. E lui ha accettato la proposta: venire qui, ad Agrigento, e suonare per i ragazzi italiani".

Questo rave è anticipato da tornei di calcio e pallavolo, esibizioni di tre ballerine sorde e di un gruppo che canterà l'Inno di Mameli coi segni, altri artisti leggeranno poesie in lingua.

La novità, in effetti, è la discoteca all'aperto ma soprattutto questa giornata senza barriere alla comunicazione significherà integrazione: infatti parteciperanno sia sordi che udenti, tutti insieme, sfidandosi nello sport e ballando la stessa musica.

I ragazzi sordi vogliono uscire dal loro isolamento, amano ballare, sentire il ritmo, e hanno voglia di comunicare e di conoscersi. La musica poi è universale: ti collega al mondo esterno, che tu ci senta o meno.

Vi propongo un ulteriore testimonianza di un ragazzo non udente che ha comunque un meraviglioso rapporto con la musica Il rapper sordo Mark Vuoriheimo, in arte "Signmark"


"...Cappellino in testa, pantaloni larghi e cadenti, catene e muso duro. L'estetica hip hop c'è tutta. E se i rapper "normali" gesticolano, lui di più. Perché ogni suo gesto è una parola e con le dita ci fa canzoni. Anche per chi la musica non la può sentire. Si chiama Signmark, veste da b-boy e rappa con le mani. Sordo, ma la musica ce l'ha dentro. Note e sordità. Due pianeti separati. Questo almeno si è soliti pensare, nell'ignoranza di un mondo, quello dei non udenti, trattato spesso con indifferenza. Per alcuni sarà sorprendente scoprire che ci sono discoteche per sordi in cui si balla al ritmo delle vibrazioni e delle luci psichedeliche. E per parlarsi non è necessario alzare la voce, ma gesticolare. E poi c'è Mark Vuoriheimo, in arte Signmarck. Finlandese, 29 anni, con il suo gruppo porta in giro per il mondo (ha fatto un tour in Giappone, in Spagna, in Inghilterra. è stato anche a Genova, lo scorso giugno per il festival della poesia) il suo show, davvero aperto a tutti, perché i suoi compagni di palco e musica Heikki e Brandon (udenti) suonano a tutto volume mentre lui "canta" i suoi testi nel linguaggio dei segni. Hanno un sito e stanno lavorando al secondo album, autoprodotto come il primo, finanziato in parte dall'associazione finlandese dei sordi, in dvd video, che ha venduto varie migliaia di copie.

Panorama.it l'ha intervistato:

- Come "senti" la musica? Col corpo. Ce la puoi fare anche tu. Vai in un night club con i tappi per le orecchie…

-Da cosa deriva il tuo nome d'arte? Beh, semplicemente cercavo qualcosa che unisse me e il mio linguaggio: io mi chiamo Marko e parlo col "Sign language"

-Quando hai deciso che volevi essere un "cantante"? Avevo 14 anni e anche se può sembrare strano amavo la musica, la danza, le canzoni. A quell'epoca però nella scuola per sordi non insegnavano niente di musica. Io traducevo le canzoni di Coolio o Bon Jovi. I miei amici si divertivano, ma altri, incluso alcuni professori, venivano da me e dicevano "lascia perdere, sei sordo!" Allora ho deciso che avrei fatto dei concerti un giorno. Ed eccomi qui!

-Ti occupi di altro oltre a fare musica?Sì, lavoro alla Humak University come lettore di lingua dei segni. Ma ho sempre meno tempo, per i concerti.

-Perché fai hip hop? Credi che sia il miglior genere per il linguaggio dei segni? Mi piace l'hip hop per i beat e i bassi molto forti. Mi piace anche l'abilità nel costruire le rime dei rapper. Quando ho visto i primi video hip hop, il loro modo di muovere le mani, ho detto "questo è il mio stile!"

-Chi scrive i testi e la musica delle tue canzoni? Io scrivo i testi insieme a Heikki e Brandon che sono la mia "voce". Kim e Heikki fanno la base, poi io la scelgo. [...]

-Pensi che il linguaggio dei sordi andrebbe insegnato a tutti? Almeno a livello basico sì, e poi può sempre essere utile, per parlarsi quando c'è rumore, se hai un amico o un figlio sordo.

-Credi che il tuo lavoro e il tuo impegno possano essere d'esempio per le persone sorde? Credo di sì, ma soprattutto per i non-sordi! Bisogna fargli capire che siamo tutti umani e possiamo fare le stesse cose. Niente ti deve fermare. I sordi hanno semplicemente un'altra lingua, una lingua silenziosa. Non ascoltiamo, ma possiamo "sentire" due volte meglio delle persone "normali". La comunità sorda è un po' una grande famiglia, internazionale. Se leggi qualcosa troverai un sacco di cose sorprendenti.

Dopo queste esperienze di vita è impossibile aggiungere altro a mio avviso...esprimono già molto...Che ne pensate?

giovedì 20 novembre 2008

Non più mondo "silenzioso" ma... ...mondo vibrante...

...Nel post precedente ho voluto soffermarmi sul silenzio in quanto comunemente il mondo delle persone sordomute, o soltanto sorde, viene definito "silenzioso".
Recentemente alcuni studiosi e musicisti hanno dimostrato che in realtà non è cosi...


Partendo dal presupposto che ogni persona sorda, come ogni uomo, è fonte di scoperta continua; che i sordi sono come noi, vivono in un mondo come il nostro, questi studiosi giungono ad affermare che anche le persone non udenti in realtà ascoltano.

Purtroppo le problematiche dei sordi sollecitano attenzioni scarse o addirittura nulle nella nostra società.
I sordi sono "affamati e golosi" di suoni. Questa "golosità" è insita in ogni uomo e nasce a partire dalla vita nel grembo materno, il quale viene chiamato da alcuni studiosi Prima Orchestra. Ogni mamma, nei mesi della gestazione, parla al figlio con il cuore, in quanto le emozioni della madre modificano il ritmo cardiaco. Il pulsare materno trasmette emozioni al figlio. Queste esperienze sonore sono radicate nella memoria originaria di ognuno di noi, anche delle persone non udenti.

Sicuramente qualcuno di voi si chiederà: com' è possibile tutto questo visto che le persone sorde dalla nascita comunque non sono dotate di udito?

Lascolto è qualcosa di complesso.E' sbagliato attribuire l'ascolto di suoni, rumori, parole soltanto alle orecchie.

I sordi sentono come noi perchè le loro mani sono le nostre orecchie.

Le persone sorde sentono le vibrazioni,possiedono un loro modo per ricevere i suoni. E come?

...attraverso il loro corpo!

Anche tutti noi riceviamo le onde sonora per mezzo del corpo, ma non abbiamo sviluppato una sensibilità a riguardo come le persone non udenti.


I sordi dimostrano che non esiste solo una strada per ascoltare, che passa attraverso l'orecchio ma esiste anche il corpo vibrante.

L'ascolto investe tutto il corpo. La pelle riceve le vibrazioni così come la pelle del timpano, la quale poi permette di udire suoni,rumori.


Le persone sordo oppure sordomute conosciono il mondo attraverso le MANI, danno il nome alle cose attraverso ad esse.

Tutto ciò ci porta a pensare, riflettere, chiedere:Che cosa mi sono servite le mani? A che cosa mi servono?Che cosa me ne faccio delle mie mani?

martedì 18 novembre 2008

Balliamo sulle note del silenzio... ...

Ciao a tutti!! Eccomi di nuovo qui con voi... ...

In questi giorni ci sono state diverse situazioni le quali mi hanno portato a ragionare sul SILENZIO... ...

Mi sono quindi chiesta: Come apparirà il mondo alle persone non udenti o sordomute??

Non possono sentire le voci delle persone ma soltanto leggere il loro labbiale,non possono udire i suoni della natura, non sentono la musica,tutto attorno a loro è muto... ... ...Come una sorta di film in bianco e nero senza audio... ...


Sotto questo punto di vista sembrerebbe che le persone sordomute non possano fare nulla, non siano in grado di condurre un' esistenza "normale" invece vivono una vita uguale alla nostra.
Nel corso di Lis di cui vi ho parlato nei primi post ho avuto in merito l'occasione di vedere un fantastico filmato (se riesco a reperarlo sicuramente lo metterò in allegato) dove alcuni ragazzi sordo muti ballavano, suonavano diversi strumenti, facevano gli attori a teatro oppure al cinema.


Vi voglio cosi' lasciare con una semplice domanda:Secondo voi come fanno queste persone a danzare senza poter sentire i suoni, la musica?

venerdì 7 novembre 2008

L'alfabeto manuale del linguaggio Lis

Facciamo un primo passo alla scoperta di questo mondo!

Succede sempre più spesso di vedere in televisione (soprattutto in alcuni telegiornali) un interprete che muovendo le mani traduce le parole in Lingua dei segni.

Quei rapidi movimenti delle mani, i segni, sono una vera e propria lingua, con una grammatica e una sintassi.

Ogni nazione ha una propria lingua dei segni, infatti Lis è un'abbraviazione che sta per "Linguaggio italiano dei segni".

Vi allego quindi di seguito l'alfabeto manuale Lis... ...















...Potrete cosi imparare a dire il vostro nome con questo nuovo linguaggio !!!



...Buon allenamento!!!!! :-)

A presto!!!

Il mio primo approcio in questo mondo "silenzioso"

Ciao a tutti!!

Ho pensato di parlarvi in questo mio nuovo intervento di come è nato il mio interesse nei confronti del mondo delle persone non udenti... ...

Tutto ha avuto inizio con un corso che mi è stato proposto quando frequentavo il secondo anno del Liceo Sociopsicopedagogico.
Questo corso prevedeva una prima parte di lezione "pratiche" alle quali seguirono delle lezioni teoriche che avrebbero dovuto chiarire eventuali dubbi.

Ha inizio cosi un esperienza meravigliosa!!!! Il primo giorno si presenta Stefania,una giovane ragazza non udente...Io e la mia classse credavamo di fare lezione con una persona udente che ci avrebbe spiegato il significato del linguaggio Lis invece sorpresa... ... ... ...Dovevamo riuscire a capire ciò che Stefania ci spiegava senza nessuna forma di mediazione.
Posso dire che il primo impatto in questo mondo "silenzioso" è stato un "brusco" ma alla fine del percorso ho capito che l'essere a diretto contatto con una ragazza non udente era il modo migliore per imparare veramente.
Le lezioni erano molto divertenti e coinvolgenti. Spesso imparavamo nuove parole in linguaggio Lis mediante giochi molto simpatici.
Ricordo che una volta Stefania ci accolse raccontandoci una fiaba... ...Non immaginate quanto sia stato strano sentirsi "raccontare" una storia mediante l'utilizzo di semplici gesti!

Posso dire che di questo corso mi hanno colpito principalmente due cose.

La prima cosa è l'esistenza all'interno della comunicazione Lis di "soprannomi". Stefania ci ha spiegato che tra di loro,persone non udenti,è solito darsi un nome-simbolo che li identifichi. Nome che esprime una caratteristica specifica della persona.

Anche a me e le mie compagne di classe Stefania aveva dato questo soprannome... ...il mio era "SORRISO"... ...



Ma un'altra cosa che mi ha colpito è la grande SERENITA',GIOIA e FELICITA' che traspare da queste persone meno fortunate di noi!
Stefania era SEMPRE felice nonostante ci raccontava di molte disavventure.
Questo particolare gioia che Stefania trasmetteva l'ho ritrovata in seguito tra le persone disabili che ho incontrato durante il mio stage l'estate scorsa e nell'incontro tenuto nel teatro del mio paese con una giovane ragazza nata senza braccia: Simona Atzori (sicuramente qualcuno di voi ha già sentito questo nome perchè Simona è stata spesso ospite in tv, se visitate il sito http://www.simonarte.com/ saprete qualcosa in più di lei). Simona nonostante sia nata con questa menomazione conduce una vita "normale": fa ogni cosa con i piedi.Ha raccontato che addirittura cucina, guida, dipinge fa danza.
Mi sorge una domanda: Da dove nasce tutta questa gioia,felicità che non solo vivono in prima persona ma trasmettono a tutti coloro che interagiscono con loro??

Scusate se ho divagato un pò... ...

Tornando alla mia esperienza nel mondo del linguaggio Lis volevo dire che grazie a questa breve opportunità ho potuto imparare almeno parzialmente a "PARLARE CON LE MANI, SENTIRE CON GLI OCCHI"...Grazie!!!!

Bye bye...

martedì 4 novembre 2008

Inizia il viaggio in un mondo "silenzioso"

Eccomi di nuovo qui!!

Immagino che per molte persone parlare di linguaggio LIS significhi poco, ma in realtà dietro a queste tre semplici lettere si nasconde un mondo complesso,articolato, creativo e per certi aspetti anche divertente.

Inoltre sono molte le domande che possono sorgere quando si parla di questo "mondo particolare e silenzioso"....
ad esempio potreste chiedervi:La comunicazione visiva usata dai sordi è una vera lingua?Le lingue dei segni hanno una grammatica e una sintassi?Nel mondo esiste un'unica Lingua dei Segni?Si possono comporre poesie in lingua dei segni? Esiste un teatro dei sordi? Quali sono le prime notizie storiche sull'educazione dei sordi? Ci sono stati insegnanti sordi?

...io incuriosita ho cercato di soddisfare il mio interesse e ho trovato molto molto interessante e chiaro il sito dell'Ente Nazionale dei Sordi, il quale mi è stato consigliato durante un corso di LIS che ho tenuto al liceo che frequentavo.
Il sito è www.ens.it. Se siete interessati vi consiglio di guardalo.


"...Se almeno una volta ci siamo lasciati catturare da questo linguaggio silenzioso, siamo già sulla porta che ci permetterà di entrare nel mondo dei sordi, un viaggio che renderà strano ciò che era familiare e familiare ciò che era strano..."


A presto...