martedì 30 dicembre 2008

Testimonianza dell'efficacia della comicoterapia

Questa è la storia di Ivan...Occhi molto espressivi, di un color nocciola intenso, che osservano con curiosità tipica di chi è un bambino. Ivan, però, è un bambino speciale, perché alla sua età, dodici anni, conosce a fondo il dolore di una malattia che da settembre lo ha colpito impietosamente come tanti altri piccoli pazienti dell'ospedale Meyer di Firenze nel quale è ricoverato.
Ivan, che viene da Palermo, è ricoverato nel reparto di oncoematologia.Il suo volto, punteggiato da una spruzzata di lentiggini, si accende subito di un sorriso luminoso appena comincia a raccontare la sua esperienza con clown-dottori.
"Li ho conosciuti pochi giorni dopo essere arrivato qui in ospedale. Sono entrati nella mia stanza dopo aver bussato piano e si sono presentati in gruppo. Da subito ho provato una forte simpatia per loro, mi hanno fatto ridere molto. Anche gli altri bambini si sono divertiti uin sacco".
Da quel giorno i clown sono diventati figure familiari per Ivan, che apprezza in modo particolare la loro abilità nei giochi di prestigio."Uno mi ha insegnato un trucco di magia molto divertente, che consiste nel mettere delle monetine dentro un sacchetto per poi farlo sparire davanti agli occhi increduli di chi ti guarda. Però non posso svelare il segreto, l'ho promesso al clown-dottore".
Le immagini di un cartone animato si inseguono frenetiche sulla tv vicina al letto su cui è disteso Ivan; ai suoi piedi una flebo distilla il liquido di cui è ricolma."Mi piace vedere in azione i clown con le loro scenette. Sono proprio buffi, cantano e suonano pure. Mi ricordano Robin Williams nel film Patch Adams, per lui la miglior cura è far ridere i bambini".
Ivan frequenta la seconda media, la sua passione è disegnare e va matto per i Simpson. E' un bambino forte, a confermarlo è la mamma che ha parole di riconoscenza per i clown in corsia.

"Stimolano i bambini - dice - migliorano il loro umore e ciò sicuramente ha un effetto terapeutico. Un medico me lo ha confermato, a questo tipo di malattie si reagisce psicologicamente prima ancora che fisicamente. E anche noi genitori abbiamo modo di allentare un po' la tensione".

IL VALORE di un SORRISO : comicoterapia

Qualche giorno fa ho visto in televisione il telefilm “Dottor clown” e mi è giunto in mente un post che avevo pubblicato relativamente all’importanza del sorriso.
Ho voluto cosi cercare di approfondire il curioso mondo della comicoterapia o detta anche clownterapia. Nessuno di voi ha mai visto il film con Robbie Williams “Patch Adams”?
Perché la comicoterapia - clownterapia è la disciplina con la quale normalmente si identifica la pratica di portare il sorriso ed il buonumore negli ospedali e nei centri per disabili ed è stata resa famosa in ambito medico da un medico di nome Hunter Patch Adams.

Il sorriso è considerato un biglietto da visita che racconta come ti rapporti agli altri ma non solo… Ridere è molto di più, è uno strumento efficace nel processo di guarigione di una malattia.

La risata si può paragonare ad una medicina per il malato e non per la malattia.
La comicoterapia è perciò una terapia del sorriso che provoca FELICITA’ ma allo stesso tempo allevia il dolore (fisico e non).

Infatti è stato dimostrato dal punto di vista medico che la risata ha un effetto positivo sul sistema immunitario,riduce il livello di ansia e ha altri effetti benefici.

Sembra avessero ragione i nostri nonni, dunque, quando recitavano il detto: il riso fa buon sangue.

La medicina ufficiale negli anni '80 ha riscoperto gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario nascono così nuove discipline coma la gelotologia (ghelos in greco significa risata) che studiano il potere terapeutico del ridere.

Che ne pensate di tutto ciò…
Sorridere non solo è bello, porta felicità ma può addirittura essere fonte d’aiuto perciò: SORRIDIAMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Con un piccolo gesto possiamo fare molto. Io ci credo perché un sincero sorriso amico mi aiuta nei momenti peggiori.
Vi lascio con questa poesia meravigliosa:
IL VALORE di un SORRISO
Un sorriso non costa nulla,
ma vale molto.
Arrichisce chi lo riceve e chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo valore è talora eterno.
Nessuno è tanto ricco da poterne fare a meno,
e nessuno è talmente povero da non poterlo dare.
In casa porta felicità,
nella fatica infonde coraggio.
Un sorriso è un segno di amicizia,
un bene che non si può comprare,ma solo donare.
Se voi incontrerete chi un sorriso non vi sa dare,
donatelo voi.
Perché nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
come colui che ad altri darlo non sa.

domenica 21 dicembre 2008

Simbolismo nella pittura dei sordi...

La pittura sembra essere la forma d'espressione artistica prescelta dai sordi, per i quali la modalità visiva rappresenta un canale privilegiato di espressione e comunicazione.

La prima notizia di un pittore sordo, Quintus Pedius, risale al periodo dell'Impero Romano. Nel Medioevo, la vocazione per il disegno delle persone sorde spinse i monaci a farne abili decoratori di manoscritti.
I grandi maestri volevano rappresentare nelle loro opere la "vera" natura umana e si dedicavano allo studio della fisiognomica, del linguaggio del corpo e della comunicazione utilizzata dai sordi. Lo stesso Leonardo da Vinci, per i suoi studi sulla gestualità, si avvalse della collaborazione del figlio del pittore sordo Cristoforo de Predis. Molti sordi entravano a lavorare nelle botteghe di pittori e scultori, per la loro rinomata abilità visiva e manuale. A volte è solo il soprannome a svelare la probabile sordità di questi artisti.
Dopo questa breve introduzione vorrei parlare di due esempi di simbolismo nella pittura dei sordi oggigiorno.
Come primo esempio vediamo Luisella Zuccotti, insegnante di Educazione Artistica in una scuola media di Roma che collabora come scenografa con diverse compagnie teatrali di sordi. L. Zuccotti inoltre si dedica a lavori di grafica pubblicitaria, a vignette umoristiche sul mondo dei sordi e alla creazione di murales.
Il Silenzio

Il quadro è stato ispirato dall'incontro con il poeta sordo americano Clayton Valli. Ed è stato in seguito riprodotto come copertina della videocassetta contenente le poesie dello stesso Valli.
Il sottotitolo che l'autrice ha voluto dare al lavoro, e che ne esplicita il messaggio, è: "Il linguaggio silenzioso delle mani, nell'armonia della natura".
Ispirandosi alla creatività espressa dalle poesie in lingua dei segni, la Zuccotti rappresenta pittoricamente un concetto di "creatività" che non è rumore o suono: è pace, silenzio fecondo, natura che parla, mani che comunicano.

Il secondo esempio si rifà alla figura di Sergio Lavo.
S.Lavo ha studiato presso l'Istituto Statale dei sordomuti di Roma. Da autodidatta ha iniziato la sua produzione artistica con opere di disegno e grafica, dedicandosi poi alla fabbricazione di maschere di ceramica e di sculture in creta, gesso, legno ed altri materiali per poi cimentarsi nel colore: tempera, acquarello, e infine olio. Attualmente insegna, come volontario, disegno e scenografia ai bambini dell'Istituto Silvestri dei sordomuti di Roma.
S.Lavo è l'autore del monumento ai sordi di Porta Pia:


Il quadro rappresenta un monumento da situare nella Piazza di Porta Pia a Roma a pochi passi dall'Istituto Statale per sordomuti e di fronte al Bar da sempre frequentato da bambini, giovani e anziani sordi. Luogo in cui vi è la 'sintesi' della vita, in cui si studia e si apprende, si comunica con gli altri, si entra nella vita sociale, nell'amore e nei primi sogni.
Il monumento la breccia di Porta Pia è "simbolo della liberazione della lingua dei segni, che finalmente può levarsi al cielo libera e orgogliosa."
Che cosa ne pensate di questo stretto rapporto tra arte e mondo dei non udenti?
Io sono una grande appassionata di arte, mi piace molto tutto ciò che è legato alla creatività, spontaneità e mi affascina poter esprimere emozioni, messaggi mediante un disegno, un simbolo...Senza l'uso di molte parole. Inoltre credo sia fantastico poter "viaggiare", anche con la fantasia, di fronte ad un'opera d'arte. Non avrei però mai immaginato di associare l'arte a messaggi legati alla sordità.
Come si nota nei due dipinti L.Zuccotti e S.Lavo sono riusciti a rendere visivamente l'importanza delle mani...Aspetto che ho più volte sottolineato in questo mio blog. Personalmente questo è steto evidenziato in modo fantastico nel primo dipinto, il quale mi ha colpito molto perchè carico di calore, vivacità , sensazioni che vengono suscitate da colori vivaci come giallo,rosso, arancione.

giovedì 18 dicembre 2008

Indovina cosa dice...

Vi propongo un piccolo giochino...Io mi sono divertita a mettermi alla prova!!

Guardate attentamente le foto e scegliete la risposta giusta. (..per vedere meglio le figure e poter distinguere i diversi segni cliccate due volta sopra l'immagine..vi apparirà più grande e nitida)

Ecco a voi le soluzioni:casa, libero, felice, permaloso.

Com'è andato questo piccolo test???
Io personalmente ne ho indovinate soltanto due... :-)

Differenze si segni a livello internazionale o locale...

Nel post precedente abbiamo dimostarto che non esiste un linguaggio dei segni internazionale e pur appartenendo a regioni o città diverse i sordi italiani con estrema facilità e rapidità riescono a comprendersi fra loro nonostante le differenze dialettali.
Le categorie che presentano il maggior numero di variazioni sono i giorni della settimana, i mesi dell’anno, i colori e i sostantivi non frequenti.

Alcuni esempi illustrati:
>> Vediamo come in diverse città italiane si dice la parola "giallo":
>> Uno stesso segno può avere significati completamente diversi nelle varie lingue dei segni, vediamo l’esempio sottoriportato:

Nell'immagine a sinistra il gesto significa "Roma" in Lis mentre nell'immagine a destra significa "nome" in Asl

>> Uno stesso significato viene espresso in modo diverso nelle varie lingue, vediamo le diversità del segno per “mamma”:

Nel primo caso la parola "mamma" è detta in Lingua dei segni Danese, nel secondo caso Lingua dei segni Italiana, successivamente Lingua dei segni Cinese e infine Americana.

Secondo voi tutte queste differenze tra Nazioni oppure città sono dovute da alcuni fattori specifici?


Breve storia del linguaggio mediante segni...

"...Mani che si muovono sicure e spedite nell'aria,
che assumono forme e sembianze,
che sembrano dipingere figure invisibili e occupare spazi,
visi cangianti, segnati da mille espressioni, occhi spalancati,
sempre vigili e attenti..."
Tornando ad affrontare tematiche legate alla lingua dei segni credo sia interessante affrontare un breve ed essenziale escursus storico per giungere poi a vedere alcune curiosità.

La comunicazione gestuale dei sordi è nota sin dall'antichità, ma inizia ad essere studiata da un punto di vista linguistico solo a partire dagli anni '60. Il ricercatore William Stokoe fu il primo a dimostrare che questa forma di comunicazione non è una semplice mimica, ma una vera lingua, una lingua visiva,con un suo lessico e una sua grammatica, in grado di esprimere qualsiasi messaggio.

Uno dei luoghi comuni più diffusi continua ad essere la convinzione che essa possa essere universale. Così come avviene per le lingue orali la lingua dei segni, in realtà, si differenzia da nazione a nazione ed all’interno di ogni Paese si possono ancora individuare varie forme dialettali.
Si parla così di :
Langue des Signes Français (LSF)
American Sign Language(ASL)
Brithis Sign Language(BSL)
Lingua dei Segni Italiana (LIS) ecc..

Curioso il tentativo della Federazione Mondiale dei Sordi che, nel 1975, pubblicò un volume “Gestuno” contenente una lista di segni "internazionali". L’obiettivo era quello di creare una sorta di lingua dei segni condivisibile a livello mondiale da utilizzare negli incontri e negli scambi internazionali.
Successivamente l’uso della lingua dei segni nell’insegnamento venne definitivamente bandito. Ciò fece sì che i segni, in Italia, si diversificassero non solo da regione a regione ma da città a città ed addirittura da istituto scolastico ad istituto dove i ragazzi usavano la lingua dei segni di nascosto durante gli intervalli, nelle loro camerate oppure in famiglia( nel caso di genitori o parenti sordi).
Soltanto negli ultimi trent’ anni in Italia sono ricominciati gli studi sulla lingua dei segni, i sordi hanno cominciato a recuperare quella consapevolezzache la loro è una vera e propria lingua attraverso la quale possono interagire gli uni con gli altri, comunicare intenzioni ed emozioni, nonché trasmettere cultura, conoscenze, valori ed arte di generazione in generazione.

sabato 13 dicembre 2008

La forza di una famiglia e di un bimbo pieno di volontà!

Come tutti voi sapete, in questi giorni, come tutti gli anni in televisione stanno raccogliendo fondi per Telethon. Un’ aiuto verso le persone meno fortunate, generalmente bambini.
Vorrei approfittarne dell’occasione per aprire una piccola parentesi in questo mio blog e parlarvi di Francesco, un bambino con gravi problemi sorti in seguito a complicazioni durante il parto.
Questo bambino attualmente si trova in California per assistere a delle cure specifiche. La mamma di Francesco ha fatto molti appelli, anche in televisione, per chiedere un’aiuto da tutti noi in modo tale che questo bimbo potesse sottoporsi a terapie che esistono soltanto all’Estero .
A questi appelli hanno risposto moltissime persone e anche il mio piccolo paese dove abitano i nonni di Francesco.
Io purtroppo non ho avuto l’occasione di incontrare personalmente questo fantastico bambino ma i miei genitori e altri conoscenti hanno detto di esser rimasti sorpresi da quanto un semplice sorriso di questo bimbo lo abbiamo resi felici. Francesco non parla, non si muove, non mangia (uno stato quasi vegetativo) e fino a pochi mesi fa rispondeva con piccoli suoni, sguardi e sorrisi soltanto alle carezze della madre che le è sempre stata vicina.
Oggi, come vi ho anticipato prima, è in California dove sta seguendo delle cure specifiche che hanno permesso al piccolo di fare passi da gigante. Il piccolo ora riesce a mangiare (i problemi di deglutizione si sono attenuati), riesce perfino a rimanere seduto per qualche minuto, sorregge il cranio e tante altre conquiste.
I genitori sono molto contenti, speranzosi ma anche preoccupati di eventuali ricadute. L’amore di questi genitori è immenso, visto le numerose “avventure” che hanno e stanno affrontando quotidianamente.
La madre di Francesco nel sito http://www.superfrancesco.it/ aggiorna giornalmente, in una sorta di diario, miglioramenti, momenti difficili che stanno vivendo.
Ogni tanto mi soffermo a leggere queste straordinarie testimonianze con forte ammirazione. La forza di questa famiglia è sorprendente.
Spero di aver l’occasione di incontrare questo bambino quando tra qualche mese tornerà in Italia. Ho avuto soltanto una piccola esperienze l’anno scorso in una comunità di ragazzi e uomini diversamente abili o portatore di qualche patologia è sono rimasta affascinata dall’amore, dalla gioia che trasmettono.
Purtroppo a volte ci si dimentica di queste persone “poco fortunate”, oppure vengono ricordate soltanto in qualche occasione. Se qualcuno di voi vuole conoscere l’esperienza di Francesco visiti il sito di cui vi parlavo prima…Ne vale la pena!!! Troverete la storia di questo bimbo, le sue conquiste, i momenti difficili, molte foto e video.

Vi propongo in questo post alcune foto di questo campione..In una delle quali si vede il momento in cui è riuscito per la prima volta(anche se sostenuto dall’appoggio del divano) a rimanere seduto per qualche minuto…Forza Superfrancesco!!

venerdì 12 dicembre 2008

La tecnologia agevola oppure ostacola la comunicazione?

Nel post precedente ho voluto sottolineare l'importanza di uno sguardo, un sorriso... I quali spesso possono trasmettere molto di più che una semplice parola...

Ma non credete che forse oggi tutto questo viene ostacolato dai nuovi mezzi di comunicazione? si pensi all'utilizzo dei telefoni cellulari, oppure delle chat?
Io sono legata a questi nuovi mezzi, come la maggior parte dei giovani, e sinceramente farei fatica ad immaginare una vita senza…Oggigiorno si può sentire qualsiasi persona ovunque si trovi ma nel momento in cui ci si trova “faccia a faccia” con essa…”tutto crolla”…ci si sente a volte un pò impacciati…Soprattutto se si tratta di una persona che si vede e conosce molto poco.
Credo che il telefonino oppure la chat sono mezzi molto utili da un lato ma allo stesso tempo "oscurano" alcune caratteristiche della comunicazione. Questi nuovi mezzi permettono di "mascherare" con facilità ciò che si sente o pensa e a volta sono fonte di equivoci...

Attualmente si partecipa ad un sostenuto dibattito sull' effettiva utilità e sui rischi che potrebbe comportare l' uso di cellulari, chat nello sviluppo della persona.
In questa forma di dibattito credo che esistano due estremi molto diversi tra loro.
Da un lato si collocano coloro i quali difendono l'uso dei telefonini o delle chat in quanto credono che questi mezzi non possono essere in alcun modo considerati una barriera. Secondo questo punto di vista "la comunicazione digitale non sostituisce le relazioni tra gli uomini ma anzi ne aumenta l'ampiezza, rende le comunicazioni continue e armoniche".
Dall'altro estremo troviamo coloro che sono ostili all'utilizzo di tali mezzi. In quest' ottica vengono evidenziati i lati negativi che sono correlati all'utilizzo di mezzi come cellulari, chat etc..Infatti si ritiene che “ I cellulari fanno male” producendo una lista infinita di danni che provocano alla salute: emettono continuamente radiazioni che possono essere nocive per l’uomo. Possono provocare perdita di memoria, emicrania, mutazioni del Dna perfino tumori etc etc…In questa prospettiva sorge un quesito : “Non sarebbe meglio darsi un appuntamento e vedersi di persona?”

Personalmente ritengo che siano due visioni estremiste. La verità sta nel mezzo. Voi che ne dite?

giovedì 11 dicembre 2008

L'importanza di uno sguardo, un sorriso...

...Finora parlando della Comunicazione Non Verbale ho voluto sottolineare l'importanza delle mani,ma questo non è l’unico mezzo attraverso cui questa forma di comunicazione si concretizza.
La Comunicazione Non Verbale infatti investe tutto il nostro corpo... Si pensi ad uno sguardo, un sorriso.
Credo sia molto interessante lo studio della prossemica (come si gestisce lo spazio personale,distanza tra i due interlocutori) oppure della postura, la cinesica (studio dei gesti, del loro aspetto comunicativo e significativo) o ancora interpretare le mille espressioni ed emozioni che il volto rivela (la fisiognomica).
Conoscere tutti questi aspetti credo sia importante nel momento in cui ci si relaziona con qualsiasi persona, grande o piccola, e di qualsiasi etnia.

Ciò che più mi affascina è che il "nostro corpo non mente". La Comunicazione Non Verbale accompagna la Comunicazione Verbale rendendola più dinamica e in alcuni casi “svelando” ciò che l’interlocutore vuol mascherare. Se le parole possono ingannare, ciò non lo si può dire di uno sguardo. Sono molti i messaggi che passano attraverso la Comunicazione Non Verbale.
Importante in questo contesto ricordare che è impossibilità non comunicare (primo assioma della comunicazione di Paul Watzlawick)
Durante la comunicazione mi posso chiedere quali siano i segnali non verbali che mi permettono di scoprire le bugie che un interlocutore può nascondere. Queste menzogne si vedono dal viso: segnale rivelatore è lo sguardo...

Vi è mai capitato di comprendere ciò che una persona voleva dire attraverso un semplice sguardo?
Sicuramente questo è più possibile se è presente una forma di empatia tra interlocutori.

Inoltre la Comunicazione Non Verbale accomuna tutta l'umanità...
Credo sia un mezzo di comunicazione internazionale che permetta un minimo di dialogo tra qualsiasi generazione, etnia, cultura. Com’è bello poter capire almeno parzialmente colui che “diverso” …
"...NON STANCARTI MAI DI SORRRIDERE: QUEL TUO SORRISO, SE LO VUOI, POTREBBE APRIRE IL MONDO INTERO..."
"...Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno..."

mercoledì 10 dicembre 2008

Mani come macchine da scrivere...

Parlare della Comunicazione Non Verbale (CNV) significa affrontare la comunicazione comportamentale, comunicaz. oggettuale, pittografica,gestuale (quindi il Linguaggio Lis di cui ho accennato in alcuni post precedenti),la dattilologia, il linguaggio Braille e il metodo Malosi.

Il campo del CNV è molto ampio e articolato. Mentre nei post precedenti ho voluto inserire alcune nozioni-flash sul linguaggio utilizzato dalle persone sordo mute in questo mio intervento vorrei soffermarmi su due metodi utilizzati tra persone cieche oppure sordo cieche.

Sto parlando del metodo Malossi e dell'alfabeto Braille.

Il Metodo Malossi (proposto dai maestri napoletani Artusio e Aurelio Colucci) permette alle persone sordociechi di comunicare tra di loro e con gli altri attraverso la mano. Si tratta di toccare le lettere che nell'immagine qui vicino riportata sono in nero e pizzicare leggermente le lettere che appaiono in azzurro.


La mano di chi riceve il messaggio è considerata come una specie di macchina da scrivere.
Ancora una volta viene evidenziato l'importanza delle nostre mani...Ancora una volta tutto ciò ci porta a riflettere: Che cosa me ne faccio delle mie mani? (vedi post pubblicato il 20 Novembre)


Coloro che hanno assistito alla comunicazione per mezzo del metodo Malossi sono rimasti colpiti dalla velocità con cui due persone sordocieche possono comunicare tra loro.
E' importante altrimenti che ci sia intesa tra il cieco e colui che con lui utilizza il metodo Malossi.

Questo metodo è utilizzato generalmente dalle persone che hanno appreso la lettura e la scrittura prima di diventare sordocieche.

Altra forma di comunicazione tra persone non vedenti è l'alfabeto Braille : metodo di lettura e scrittura utilizzato appunto dalle persone non vedenti, costituito da punti in rilievo corrispondenti alle lettere dell'alfabeto.

I segni grafici dell'alfabeto Braille sono costituiti ciascuno da sei punti disposti tre sulla destra e tre sulla sinistra di una casella rettangolare. La differenza tra i caratteri è data dalla diversa disposizione e combinazione dei punti stessi che costituiscono le singole lettere. La lettura Braille viene effettuata di solito dall'indice della mano destra, seguito da quello della mano sinistra che ha principalmente compiti orientativi nella individuazione delle righe. Le dita che leggono devono essere tenute in posizione morbida e procedere sfiorando le lettere in rilievo, senza premere su di esse, per coglierne più chiaramente la composizione.

L'alfabeto Braille è forse il più famoso sistema di comunicazione per non vedenti.

Personalmente sono giunta a conoscenza di questa particolare forma di comunicazione molti anni fa perchè una zia stava facendo una meravigliosa esperienza come insegnante di sostegno di una ragazzina non vedente e in questa occasione ha potuto imparare questa forma di linguaggio. Ricordo che sottolineava la difficoltà di saper distinguere con certezza le varie lettere. Come per i ragazzi sordomuti che sentono le vibrazioni, e attraverso di esse si accostano alla musica, alla danza, anche le persone non vedenti possiedono una sensibilità nel tatto molto forte.

domenica 7 dicembre 2008

Progetto Washoe...

...Ogni volta che cerco di fare un passo in più alla scoperta del mondo dei non udenti e del linguaggio Lis rimango stupita...

...sapevate che alcuni studiosi hanno cercato di insegnare ad un esemplare femmina di scimpanzè alcune espressioni del linguaggio dei segni americano(ASL, ossia American Sign language)?

Sto parlando di Washoe, giovane scimpanzè che divenne in grado di comunicare, ad un certo livello, con gli esseri umani.
Washoe visse gran parte della sua vita nella Università del Nevada, dove si svolsero gli esperimenti sul linguaggio che la resero celebre,venne poi trasferita all' Università di Washington dove rimase fino alla sua morte, annunciata il 30 ottobre 2007. Washoe lasciò diversi discendenti, ad alcuni dei quali, come la figlia adottiva Loulis, trasmise la conoscenza di alcuni dei gesti che aveva imparato in vita.

Due studiosi dell' Università del Nevada ( Allen e Beatrice Gardner) iniziarono un programma di addestramento finalizzato all'apprendimento, da parte della scimmia, di alcuni segni dell'ASL. Tale programma venne definito "progetto Washoe".

I due scienziati procedettero all'insegnamento tramite tecniche di condizionamento operante, incoraggiando in Washoe l'utilizzo di gesti - simili a quelli dell'ASL- per esprimere richieste (come cibo, acqua) ed anche concetti, ad un livello ovviamente piuttosto semplice.

Ad esempio, fu insegnato alla scimmia che il gesto "MORE", ("più", "ancora") permetteva di ottenere una maggiore quantità di ciò che le veniva dato.

Fu dimostrato che una volta impadronitasi del gesto Washoe era in grado di applicarlo in contesti diversi, per i quali non era stata preventivamente istruita. Processi simili vennero ripetuti più e più volte, tanto che, alla fine dell'esperimento, venne riportato come Washoe fosse in grado di utilizzare circa 250 segni diversi. Perché potesse essere dato effettivamente conosciuto, da parte di Washoe, un determinato segno doveva essere effettuato di fronte a tre diversi osservatori, in situazioni diverse ed in assenza di condizionamento (doveva perciò essere utilizzato spontaneamente), e doveva essere utilizzato in maniera appropriata in un determinato contesto.

I risultati conseguiti dal Progetto Washoe accesero un notevole dibattito in merito alla loro effettiva attendibilità e, ancor più, riguardo il loro significato. Vi fu un largo fronte di studiosi che misero in risalto come quello utilizzato da Washoe non potesse essere definito effettivamente un "linguaggio", obiettando che lo scimpanzé rispondesse piuttosto ad un pattern di stimoli con gesti appresi meccanicamente ma non effettivamente compresi. Ad ogni modo, dal Progetto Washoe presero le mosse innumerevoli studi che tentarono di replicarne in altri mammiferi come delfini, pappagalli.

"Goodbye Mr.Hollad": la difficoltà di comunicare tra udenti e non udenti...

...E' molto difficile purtroppo reperire materiale relativo alla comunicazione tra non udenti ma dopo tanto ricercare sono riuscita a trovare un film. che mi è apparso molto molto interessante, il quale permette di approfondire e conoscere meglio il mondo delle persone non udenti.

Il film che mi hanno detto essere molto curioso è "Goodbye Mr. Holland", una pellicola non dichiaratamente dedicata alla sordità ma che affronta con consapevolezza e realismo i problemi di una famiglia che viene sconvolta dalla nascita di un bambino sordo e le difficoltà di comunicazione fra udenti e non udenti.

Questo film parla della vita di Glenn Holland, musicista e compositore, che inizia a svolgere l'attività di insegnante per guadagnarsi da vivere mentre nel tempo libero persegue il suo vero obiettivo: comporre una sinfonia che lo renderà famoso. Ma cosa ci può essere di più paradossale e inaspettato, nella vita di un musicista, che avere un figlio sordo?
Alcuni critici sostengono che "si apprezza maggiormente della pellicola la veridicità con la quale viene descritto il percorso di una famiglia con un bambino sordo: il primo impatto con lo specialista della medicina ufficiale che suggerisce la via oralista per favorire l'integrazione e il divieto esplicito ad assecondare i "gesti" del bambino. La sofferenza dei genitori nel non riuscire a comprendere la propria creatura. E quindi la via della lingua dei segni. Dapprima vista come un disperato tentativo, poi perseguita con tenacia e convinzione soprattutto dalla madre."
Il film riesce a incuriosire mettendo a confronto, con sapiente capacità, il mondo di suoni del protagonista con il mondo di silenzio del figlio. Questi due mondi, che sembra non possano incontrarsi mai, verso la fine del film si incrociano. Sarà quando Glenn Holland dirigerà presso l'istituto del figlio un concerto per sordi aiutandosi con le luci e la lingua dei segni. Questo episodio metterà fine alle incomprensioni emotive e comunicative fra padre e figlio.
La canzone di John Lennon, "Beautiful Boy", che Glenn canterà alla fine del concerto dedicandola al figlio, contiene il verso "La vita è ciò che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti", che rappresenta la sintesi del film ed è la metafora di quel che accade al protagonista: egli credeva che il suo destino fosse quello di diventare famoso componendo sinfonie e raggiunge invece la sua piena realizzazione senza accorgersene nemmeno, comunicando la passione per la musica ai suoi studenti.


Qualcuno di voi l'ha visto? Mi farebbe piacere, visto che forse sono riuscita a recuperarlo e a breve lo guarderò , potermi confrontare con voi...sentire vostre impressioni... ...